Biografia di Giovan Francesco Gonzaga
(Il primo Gonzaga all’eta’ di 10 anni)
Gianfranco (in arte Giovan Francesco) Gonzaga, (Milano 1921 – 2007). Pittore e scultore autodidatta, ha al suo attivo una lunga e prestigiosa carriera artistica.
Dice di se stesso: “sono un decadente, un crepuscolare. Non guido la macchina. Vado a cavallo. Ho passato l’infanzia – un’infanzia dorata – fra nitriti e profumi di scuderia…..nella villa di Soncino, dai nonni. Mia madre si occupava di moda, andava a Londra, a Parigi; io, a otto anni ero gia’ in sella”.
A 10 anni esegue 300 disegni a penna raccontando il cammino del genere umano dall’eta’ della pietra fino alla fine della prima guerra mondiale. La madre non approva la sua passione artistica: lo vuole avvocato, mentre i professori garantivano il suo destino d’arte.
Sogna Brera e non avendo ottenuto il sospirato permesso, quando la guerra gia’ bussava alle porte con i suoi lutti e rovine, parte volontario con il Savoia cavalleria partecipando, con lo squadrone “Fantasma” ad azioni di pattuglia nella steppa.
Prese parte alla storica carica di Isbuscensky, un piccolo centro della grande Russia a noi noto per l’eroica battaglia sostenuta dalla cavalleria italiana contro i carri armati russi.
In questo preciso periodo storico prende forma, colore e soggetto la pittura di un artista che diverra’ sempre piu’ noto nel campo dell’arte figurativa.
Finita la guerra Giovan Francesco Gonzaga si dedica alla pittura a tempo pieno. Il 1955 e’ l’anno del soggiorno di Giovan Francesco Gonzaga in Spagna, paese che dara’ un accentuato senso alla sua tematica ed al suo colore.
La serie delle mostre personali o collettive non interrompe la vita dolce e ritirata del nostro pittore. Il lavoro e’ alternato solo dall’amore per i cavalli, che e’ anche amore per tutti gli animali, per la natura, per le piante, per la genuinita’, per la purezza e per la liberta’.
Il maneggio e’ il suo secondo atelier e l’arte il suo primo amore.
Finita l’interpretazione silente della metafisica di De Chirico si fa avanti il bello inteso dal Gonzaga come linguaggio diretto e pittoresco, il vero non esiste. La realta’ e’ sempre un atteggiamento ed e‘ lo stesso Gonzaga che scrive: “quando cavalco attraverso i prati, il mio cuore vagabonda nel mattino denso di brume”.
Giovan Francesco Gonzaga ha tenuto numerose mostre personali in Italia e all’estero, in particolare a Milano nelle gallerie: Molteni, Carini, Guglielmi, Gussoni, Il Vertice, Ranzini, S. Ambrogio, Centro Artistico Milanese, Il Salotto (dal 1977 ad oggi); a Rimini, Parigi (1982, sul tema dell’epopea napoleonica) e a Mantova (palazzo della ragione 1991). Dal 1990 ad oggi le sue opere sono presenti in varie reti televisive.
E’ stato invitato alle piu’ importanti rassegne d’arte, ottenendo premi di rilievo, fra cui: premio Fenarete 1949, premio Marzotto 1963, Pavone d’Oro 1967, Le Grolle d’Oro 1972. Ha ricevuto la medaglia d’Oro dal papa Giovanni Paolo II a Salsomaggiore terme nel 1997. Ha collaborato all’opera “Mose’” con Sassu, Purificato, Fiume, Annigoni; all’ ”Odissea” con Fiume, Sassu, De Chirico, Cascella; al libro “Cuore” con Brindisi, Treccani, Cascella, Tamburi; all’Enciclopedia del Cavallo edita dalla De Agostini; all’opera “Ettore Fieramosca” (edizioni Il Quadrato) con 9 tavole litografiche e a vari libri di testo scolastici. Hanno scritto di lui: D. Buzzati, R. Civello, F. Boni, De Grada, L. Borgese, E. Fabiani, G. Falossi, E. Ferri, M. Lepore, G. Nicodemi, M. Portalupi, C. Rizzi, D. Villani, G. De Chirico, P. Annigoni ed altri. Sue opere figurano in diversi musei, fra cui quello della Cavalleria di Pinerolo, il museo storico della Guardia di Finanza a Roma, il museo di Tel Aviv, l’Art Museum di Los Angeles, in altre collezioni pubbliche e private in Italia, Francia, Spagna, Lussemburgo, Indonesia, Cina, Giappone, Singapore, America, ecc. nel 2000 ha illustrato il primo calendario della polizia municipale di Milano con oli e disegni. il quadro di copertina e’ collocato a palazzo marino e nel 2001 ha illustrato lo stesso con quadri di vecchie Milano.
Nel 2001 gli e’ stato conferito l’Ambrogino d’Oro dal Comune di Milano.
Al mio sire Quando cavalco attraverso i prati il mio cuore vagabonda nel mattino denso di brume. Sento le peste della tua andatura nel gran silenzio verde. Dalle froge fumida il tuo respiro mentre la criniera ha un fremito di vento. Allento le redini e premo leggermente i tuoi fianchi e rispondi generoso col tuo splendido galoppo verso la linea perduta dell’orizzonte. Guardo l’immenso cielo e fondendomi con te mi sento il padrone del mondo. G.F. Gonzaga |
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Tratto da rivista Arte & Sensi – trimestrale di Arte Cultura ed Attualità Numero 1 _ Dicembre 2008
UN AMORE
LUNGO UNA VITA
Di Roberto Bonin
Non a caso, abbiamo scelto questo titolo. Perché quello che caratterizza il rapporto tra il Maestro Giovanfrancesco Gonzaga e l’Arte è proprio l’Amore, quello vero, quello che arriva direttamente dal cuore. Visitando la sua galleria d’arte di Milano abbiamo avuto la fortuna e il privilegio di poter respirare l’essenza di questo stretto legame e ne siamo rimasti affascinati e inebriati. Da tutte le sue opere trasuda passione; passione per tutto ciò che di bello la vita ci riserva, dalla natura alle bellezze del creato fino ad arrivare agli affetti più intimi. “Un amore infinito”, così lo ricorda infatti il figlio Roberto, sollecitato dalla classica domanda: “Ci può descrivere l’arte di suo padre”. Ed è proprio quello che ci aspettavamo di sentire, soprattutto dopo aver dato un primo e rapidissimo sguardo ai capolavori esposti. Veniamo subito attratti – quasi rapiti – dal fascino misterioso dell’olio su tela intitolato “Duello tra Sir Pelias e Sir Engamore sulla costa” che evoca in noi ricordi di epici combattimenti tra leggendari cavalieri medievali. Per un attimo lasciamo questo mondo per approdare in una dimensione parallela, scaturita direttamente dai romanzi di Chrétien de Troyes e dal ciclo bretone del Santo Graal. Le corazze, le spade, il nitrito dei cavalli e, in particolar modo, il chiaro di luna: tutto ci sembra così reale da poterlo veramente toccare con mano. Il nostro sguardo continua poi tra la magia delle opere esposte e a un tratto scorgiamo una piccola tela in cui, anche l’orrore della guerra, viene mitigato dalla dolcezza e dall’amore con cui il Maestro riesce a descrivere anche i momenti più tristi della sua vita. Si tratta dei ricordi di quando partì volontario per la campagna di Russia con il Savoia Cavalleria: nello sguardo del soldato che mesto e stanco conduce il suo cavallo attraverso un campo innevato della steppa, c’è davvero tutto. Ci sono i morsi del freddo e della fame, ci sono le lacrime per i compagni caduti, c’è la malinconia per la lontananza da casa, ma anche l’orgoglio di appartenere a un glorioso esercito, la fierezza della certezza nella vittoria finale e, soprattutto, la dolcezza della simbiosi con il suo compagno a quattro zampe. Ed è proprio il cavallo il tema conduttore dell’opera e della vita di Gonzaga, un rapporto che va oltre alla semplice fiducia per il fido destriero e che comprende sentimenti di ammirazione, amore e fratellanza. “Quello che più caratterizza l’arte di mio padre è la vitalità, la poesia, la dolcezza e l’amore per la natura”, aggiunge il figlio Roberto. Ed è proprio così. In ogni quadro su cui posiamo lo sguardo troviamo quella cura dei particolari e quell’armonia delle forme che solo un grande artista è in grado di cogliere e immortalare per sempre. E poi c’è il colore. Tonalità e sfumature che sono praticamente impossibili poter descrivere con semplici parole: bisogna vederle, toccarle e assaporarle per capire realmente di cosa si sta parlando. Leggiamo una lettera del Maestro che riassume un pò la sua vita e verso la fine troviamo scritto: “Vorrei poter dare a ognuno colori pieni di luce il rosso, il rosa, l’azzurro, il verde cinabro, il blu di sevre, il giallo, perché non torni il nero del quarto cavaliere”. Da far rabbrividire. E non si può far altro dinanzi a una così grande “anima” dell’era moderna. Scrive di lui Vittorio Sgarbi: “Se il disegno preparatorio è mirabile, il colore di questo artista ha una regalità e una sensibilità che provengono da una percezione musicale della cromia, dove la tavolozza si esprime in improvvisi, in variazioni e in ritmi pulsanti”.
CRITICA
Tratto da “ Le scelte di Sgarbi” Editoriale Giorgio Mondadori
“La sapienza di Giovan Francesco Gonzaga sta nel disegno, che è forte e deciso e che, in tutta evidenza,risale a un apprendistato giovanile, quando egli cominciò a dipingere una natura silenziosa e aliena dalla presenza umana.In tempi successivi la sua pittura si è rivolta ai cavalli e ai cavalieri, e non tanto in chiave metafisica dechirichiana, che in questo caso non è certamente anacronistico chiamare a confronto, quanto piuttosto in quella di una poetica visionaria. Qui le immagini vibrano di inquietudine, nel segno della lotta dell’uomo contro se stesso, nell’inferno di una storia che sembra ripetere sempre lo stesso dramma. Ma se il disegno preparatorio è mirabile, il colore di questo artista ha una regalità e una sensibilità che provengono da una percezione musicale della cromia, dove la tavolozza si esprime in improvvisi, in variazioni e in ritmi pulsanti.
Gonzaga ha alle spalle una lunga carriera di artista, che porta il segno della fede in una tecnica pittorica e figurale, che ha esercitato con perizia fascinosa, e grazie alla quale egli ha maturato, nel corso degli anni, una cifra stilistica autonoma e l’immediata riconoscibilità del suo lavoro.Il suo fare artistico ha sempre la qualità, ormai rara, di saper accedere alle conclusioni figurali senza smettere la tensione creativa che lo spinge a cercare intensità luminose. Il senso della sintesi narrativa che lo porta a sfrondare e a completare il lavoro esaltando il gioco delle masse volumetriche e degli equilibri cromatici. La fusione dell’uomo in guerra con il cavallo che lo porta si esalta teatralmente in momenti diversi, in un impatto visivo che riconduce a idee archetipe sul rapporto che intercorre fra natura e cultura, dove l’energia vitale porta in sé inevitabilmente la pulsione alla violenza e alla morte, ma anche alla rinascita sulle rovine della distruzione.
Pittore di area tradizionale, il suo personalissimo museo si radica nella ragione rinascimentale, per ripercorrere le tappe che conducono al neoclassicismo francese, soprattutto Delacroix, per raggiungere quel modo di comporre tutto italiano, e in qualche misura visionario e barocco, che è stato di Giorgio de Chirico e di Alberto Savinio. In questo guardare ai maestri del passato Gonzaga salvaguarda la sua vena narrativa, e la sua piena individualità. La sua vocazione non concede spazio alle accentuazioni visive retoriche, ma da maestro, quale egli è, di scene di battaglie, sa fermare al momento opportuno l’esplicitazione della forza virile per soffermarsi esclusivamente sul colore e sugli effetti luminosi. Per altro, questi ultimi infondono dolcezze impressionistiche ai suoi paesaggi, che si direbbe riflettano lo sgorgare di una poetica della natura inaspettatamente diversa da quella epica della serie dei cavalieri. Ma le più importanti composizioni di questo artista sono comunque quelle che delineano le dinamiche dei corpi in movimento, dove ogni raffigurazione rappresenta lo svolgimento compiuto di un evento. Le qualità pittoriche di Gonzaga sono il frutto di una riflessione sulla matericità del colore, e sul senso della forma visibile, che resta comunque sfuggente, in quanto è manifestazione dell’intelligenza compositiva dell’artista, e quindi non un dato oggettivo che proviene dalla registrazione del reale.Per questo, infine, questi dipinti sono anche luoghi dell’impossibile, riscontri tesi e dialettici di una realtà che non si impone solo alla percezione visiva, ma che sollecita la comprensione di una cronaca in parte leggendaria, e in parte anche troppo vicina a certi oscuri presagi del nostro presente.” V. Sgarbi
UN GRANDE CUORE DI CAVALIERE SI E’ FERMATO Milano, 2 Ottobre 2007 Giovan Francesco Gonzaga, pittore di fama internazionale, che aveva militato in ‘Savoia Cavalleria’ nella Campagna di Russia, ha chiuso la sua brillante esistenza ricca di successi professionali privilegiando come soggetti dei suoi quadri e delle sue sculture i cavalli e la Cavalleria. Lascia a noi , ai posteri,alla storia, centinaia di opere che esaltano con eloquente realistica efficacia i sacrifici e le gioie del suo, del nostro Reggimento. Grazie, Giovan Francesco Gonzaga. Giancarlo Cioffi Presidente della Sez. ANAC di Milano “Savoia Cavalleria” |
(Opere del Maestro esposte al museo della Cavalleria di Grosseto ) |